sabato 30 marzo 2013

tortino di patate, funghi e pecorino

Non è una ricetta molto primaverile (né pasquale, negli ingredienti non c'è neanche un uovo!) ma evidentemente è quello che mi ispira la situazione meteorologica non proprio primaverile... anche se nelle foto ho voluto mettere un ramo di fiorellini giusto per suggerire che dovrebbe essere quasi aprile.



Questa settimana onestamente in cucina sono stata perlopiù testimone di avventure culinarie altrui (il mio fidanzato, a cui nessuno aveva detto che fare la pasta sfoglia in casa è difficilissimo, semplicemente un giorno ha imparato a farla e si è messo a sfornare torte salate), ma giovedì avevo il giorno libero e ho sentito che era giunto il momento di sdebitarmi.

Così mi è tornata in mente la torta di provola, speck e patate mangiata tantissimo tempo fa a casa di un amico... e ho pensato che era tempo di postare qualcosa di salato sul mio ancora giovanissimo ma non più neonato blog. Però un po' mi scocciava questa cosa dello speck, dato che benché io non sia vegetariana, mi ero fatta una proposta mentale di evitare per quanto possibile la carne nelle mie ricette*. Lì mi sono venuti in aiuto i versatili funghi con una salsina di formaggio cremoso e senape, che ho usato per riempire il tortino al posto dello speck. E onestamente, hanno fatto la loro "porca" (ha ha ha) figura...



Chi volesse andare subito alla ricetta saltando il delirio ambientalista, non legga dentro la parentesi :)
 (*diciamo che, dopo aver invano cercato di immaginare una vita senza prosciutto crudo, sono arrivata a fare un compromesso con me stessa, e a cercare di mangiare la carne solo in situazioni conviviali, festive, e possibilmente bio. Del resto trovo che mangiare gli animali sia piuttosto naturale, quello che è innaturale è semmai il modo in cui vengono fatti "vivere" prima di diventare hamburger e fettine... )

Ingredienti (per 2-3 persone)

5 patate grandi
8-10 fette di pecorino tagliate sottili ma abbastanza corpose da filare
1 cipolla bianca
 300 g funghi champignon
300 ml panna acida (in alternativa va bene anche del philadelphia a cui aggiungere un po' di latte per farlo sciogliere)
2 cucchiaini di senape in grani
pepe
noce moscata
burro per la teglia



Preparazione

Ho messo a bollire le patate, evitando di cuocerle troppo così si sono mantenute abbastanza durette da essere tagliate a fette rotonde una volte freddate.
Nel frattempo ho pulito, sciacquato e tagliato i funghetti, e li ho saltati in padella con un po' d'olio e la cipolla tagliata a strisce. A parte ho mescolato insieme panna acida, senape e pepe e ho versato il composto nella padella, gradualmente.
Ho imburrato una teglia quadrata, e ho disposto uno strato di patate, uno di fette di pecorino, una spolverata di pepe e noce moscata (che insieme alla cannella appartiene alle spezie che metterei ovunque, ma con le patate lesse ci sta veramente benissimo!), uno strato di funghi cremosi, un altro strato di patate, un ultimo strato di fette di formaggio, pepe e noce moscata. Poi ho infornato il tutto per una mez'ora, finché il formaggio in cima non si è sciolto e ha fatto la crosticina.
 
E nonostante nel forno l'aspetto del tortino fosse un po' "brullo", le fette quadrate sono venute fotogenicamente simmetriche.


Non sarà un gateau... ma si prepara in un'ora (a patate già lessate) ed è pure vegetariano...

Ah, dimenticavo: che la celebriate o no, buona Pasqua!

sabato 23 marzo 2013

praline mandorla, cacao amaro e sambuca

Ieri sera mi è venuta voglia di uno speedy dessert che fosse veloce e efficace, dato che gli sforzi organizzativi della cena erano tutti indirizzati su una bella pizza fatta in casa (che monopolizzava anche il forno).

Mi sono quindi tornate in mente le praline mascarpone e cioccolato, dove tutto quello che c'è da fare è sciogliere, mescolare, fare minipalline, e schiaffare in frigo.



Ricordo che la prima volta che le ho assaggiate erano ad opera di una compagna di scuola, una di quelle abbastanza fighe, insomma un'insospettabile dei fornelli. Io non sapevo manco tagliare una mela, cucinare mi sembrava complicatissimo e comunque sospettavo che portare, tipo, i biscotti fatti in casa a una festa fosse un tantino da sfigati (il mondo del foodblogging, se anche esisteva, era nella sua primissima infanzia). Invece no: le palline mi hanno aperto un mondo dove fare un dolce non solo può essere semplice, ma anche ricevere una risposta sociale tutt'altro che negativa!

La ricetta che avevo in mente (probabilmente quella di allora) richiedeva però il burro, che non avevo voglia di usare, e biscotti sbriciolati atile base per il cheese cake, che non avevo a disposizione. In compenso nella mia dispensa c'erano mandorle tritate a volontà... e una mezza bottiglina miniatura di Raki (la gemella greca della Sambuca) dalla volta in cui ho fatto i befanini.
Ricapitolando:

Ingredienti

150 grammi mandorle tritate
150 grammi cioccolato fondente
3-4 cucchiai mascarpone
4 cucchiai zucchero
1 cucchiaio sambuca (o altro liquore)
cacao amaro in polvere per la rotolata finale

Preparazione

In un pentolino, sciogliere a bagnomaria il cioccolato. Allontanare dal fuoco, poi aggiungere il mascarpone, che all'inizio non vorrà staccarsi dal cucchiaio, e mescolare finché la crema non sarà liscia e omogenea. A quel punto aggiungere le mandorle tritate, un cucchiaio per volta, lo zucchero e infine il liquore, mescolando per ottenere un composto molto fluido ma modellabile. E' il momento di fare le palline (se non avete fretta, e non volete appiccicarvi troppo le mani, è preferibile lasciar riposare la pasta per una mezz'ora e solo allora procedere con le palline, aggiungendo semmai un po' di liquore per sciogliere nel caso fosse diventato un po' duro). Disporre in una teglia o un piatto fondo e spolverare con il cacao amaro; coprire con la pellicola trasparente e mettere in frigo.



Dopo un'altra mezz'ora sono già mangiabili, il giorno dopo sono ancora meglio (una. A colazione. Giusto per partire se, come me, lavorate anche di sabato!). Nel tentativo di fissare un limite alla quantità di praline da divorare a testa, ho pensato di usare i pirottini per cupcake per fare le porzioni.



Nonostante il tripudio di colori caramellosi delle foto, devo ammettere che le praline in sé avrebbero potuto essere un pochino più dolci... per me che amo il cioccolato amaro onestamente questo è tutt'altro che un problema, ma magari la prossima volta proverò a usare lo zucchoro a velo per un gusto un pochino più "mainstream" ;)



E voi come le fate le speedy praline?


martedì 19 marzo 2013

amuleti antiuggia


Dunque, come probabilmente c'è scritto da qualche parte nel mio profilo, in questo momento abito a Londra.

Il che è un fattore chiave per questo post, nel senso che oggi si parla di un argomento molto londinese quale il tempo: il tempo di merda. Il tempo meteorologico, che ancora non accenna a concedere uno sprazzo di primavera neanche a piangere, dopo averci illuso con un unico pomeriggio quasi estivo un paio di settimane fa. Dopo il quale, ha ricominciato a piovere a scrosci, nevicare a sprazzi, grandinare a intervalli, anche ovviamente di domenica, anche se avevo la domenica libera! E invece trac, la classica giornata uggiosa, con quella pioggettina bastarda che non te ne accorgi e ti ha infradiciato la manica del piumino e trasformato il ponpon del berretto in un palloncino ad acqua. La classica giornata in cui l'unica cosa che ti può salvare dallo spleen è un pochino di colore. Un progettino creativo veloce (la pigrizia è sempre in agguato in una giornata di pioggia) e appagante, come una caramella alla frutta...



Abitare a Londra fa anche sì che io abbia a disposizione cartolerie meravigliose e trendy, negozi di fai da te enormi, accessori creativi a randa (come si direbbe dalle mie vere parti). Eppure gli strumenti per risollevare la mia domenica triste e piovosa me li ero procurati durante un raid in un negozietto sfigatissimo vicino a casa mia, in una strada che una trentina di anni fa doveva essere il cuore pulsante dello shopping del mio quartiere, prima che costruissero il centro commerciale poco lontano. In questo negozio semidimenticato dalla civiltà, che ovviamente io ho adorato all'istante, una signora sempre mezza addormentata vende forniture per ristoranti take away (con le quali probabilmente campa) e un vasto campionario di cose datate per la casa, gadget anni ottanta, accessori da cucina di venti anni fa, tutto polveroso e vagamente fallato.

Insomma ogni cosa potenzialmente è un tesoro, anche e forse soprattutto quello che non riesco a identificare -come ad esempio i due cosi di plastica con le asole che ho comprato l'ultima volta, insieme a un paio di tupperware per darmi un'aria un po' più adulta. Vedendo il mio acquisto la signora si è lievemente riscossa dal letargo: "Uh, i fermapalloncini...". Come a dire: lo sai cosa ti stai portando a casa, vero?

 


 No, ovviamente non lo sapevo.
Quando ero piccola i palloncini erano liberi di volarsene via senza essere parzialmente ancorati alla gravità da un orsacchiotto o da un sole sornione. Onestamente, io pensavo che queste figurine di plastica fossero dei chiudipacco, tipo.Non ne ero poi così certa, e questo era il bello.
Quello di cui ero certa era che a casa mi aspettava un sacchetto di bellissime perline di legno... e che con un po' di filo potevo realizzare dei semplici, veloci, colorati amuleti scaccia inverno!


Lo so cosa state pensando: che finché la collanina con il sole di plastica fluttua in un cielo blu ovviamente finto può anche andare, ma nella vita reale chi ci esce con quella cosa al collo? Però pensateci un po' meglio: sopra una camicia molto semplice, o una maglietta nera.






Io onestamente il coraggio (o l'occasione) di sfoggiarne uno ancora non l'ho avuto. Forse per questo il tempo fa sempre schifo?!
Magari domani...



giovedì 14 marzo 2013

il fascino discreto della mela cotta

Lo so, a molti evoca ricordi legati a qualche malessere: indigestione, influenza, stitichezza, insomma non è che si può stare bene e tra tutte le prelibatezze che la vita può offrire scegliere proprio la mela cotta, no?!



Io invece l'ho sempre amata (e la pera cotta, pure. Speriamo non si offenda se ho iniziato con la mela). Forse per il mio spirito innatamente e genuinamente anticonvenzionale, lo stesso che per qualche ragione ignota anche a me stessa mi fa detestare, ad esempio, la nutella.
Forse per quella consistenza un po' spugnosa che attiva nei miei neuroni una reazione antistress.
O forse ancora perché quando vivevo con mia mamma le mele cotte apparivano spesso nel dopocena, in quantità così abbondante che era impossibile finirle e spesso rimanevano nel pentolino, ormai fredde ma succose, quando per dire alle quattro di notte una più giovane me tornava assetata dall'aver fatto seratona.



Per tutti questi motivi, e molti altri ancora, io trovo che la frutta cotta spacchi di brutto.
Anzi se questo blog fosse una testata seria farei una rubrica settimanale, mille e uno modi di interpretare la mela/pera cotta.

Quindi immaginatevi come sono stata contenta quando nell'inserto domenicale del Times (che leggo nelle pause a lavoro) ho trovato un'idea per un'ennesima variazione sul tema... le mele tagliate a rotelle, un po' di mandorle e nocciole sbriciolate, zucchero e cannella (e un cucchiaio d'acqua sul fondo della teglia per creare un effetto croccante), una ventina di minuti nel forno...



(Una mela durante la cottura è miseramente caduta ma niente paura)



E una scucchiata di yogurt al gusto strudel sul fondo della ciotola - la ricetta originale suggeriva la panna ma non me la sono sentita!



(anche la mela che era capitombolata impietosamente ha riacquistato una sua simmetria strutturale)




Lancio un appello a tutti i/ le fans della pera e mela cotta per suggerimenti fantasiosi. Anche se la classica mela a dadini bollita in acqua con una manciata di uvette, di fondo, resta la migliore.

sabato 9 marzo 2013

zucchero vanigliato

Ho comprato la pistola, finalmente.
Ci sono altri metodi, ma la pistola conferisce di sicuro più professionalità all'atto, e abbassa il rischio di lasciare ditate appiccicose ovunque.
Poi le creative blogger serie ce l'hanno tutte la pistola.
Esatto, la pistola per la colla a caldo.

Sono particolarmente felice soprattutto perché l'ho pagata solo 5 sterline (qui) - ora vediamo tra quanti giorni si rompe ma insomma per adesso mi ci voglio divertire!

Per collaudarla degnamente ho pensato di decorare uno dei miei vasetti di vetro; gli ex sughi, ex sottaceti, ex marmellate che di solito diventano candele. Solo che questa volta ho fatto lo zucchero vanigliato.





La preparazione è talmente banale che non merita nemmeno la definizione di ricetta, dato che si tratta di acquistare il baccello di vaniglia, sbuzzarlo in due con un coltello, posizionarlo nel barattolo con lo zucchero e lasciarlo lì per due settimane, shakerando di tanto in tanto.




Per la decorazione ho usato dei centrini di carta, spago grezzo e dei fiorellini di lattice glitterato solo vagamente adolescenziali....



 

Le due settimane  non sono ancora passate e il barattolino si è già guadagnato il suo primo fotoshooting (e nnemmeno con il mio cellulare di m*rd@, ma con la macchina fotografica del mio fidanzato, a cui ho infine confessato che ho iniziato un blog, anche perché mi ero scordata la homepage di blogger aperta). Sweet!




Ah, dice che il vasetto va conservato in un luogo tranquillo. Forse è il caso che la smetta di fotografarlo!






domenica 3 marzo 2013

torta ai semi di papavero con sciroppo all'arancia


 Finalmente, al termine di una ricerca durata anni (beh, intervallata da tutte le altre tremila attività della mia vita, ma pur sempre durata anni), li ho trovati i benedetti semini di papavero! E' successo oggi pomeriggio, in un supermercato iperaffollato, reparto farine. Non mi chiedete perché non erano tra le spezie, come sarebbe lecito pensare e dove sempre li ho cercati, ogni volta scontrandomi col fallimento e dando prova di scarsissima elasticità mentale.
E finalmente ho potuto realizzare questa ricetta che avevo ritagliato da una rivista di cucina (quale ormai non è più possibile saperlo) e incollata nel mio quaderno delle ricette.
Ho rielaborato un po' le dosi e fatto un paio di sostituzioni, ovvero al latte "tradizionale" ho preferito quello di soia, e alla scorza grattugiata di un limone un paio di cucchiai di scorzette di agrumi candite -so che la stragrande maggioranza del popolo italico odia i canditi, persino anzi soprattutto nel panettone, io invece li adoro. Non avendo arance particolarmente succose da spremere, ho usato sia per la torta che per lo sciroppo un banale succo d'arancia senza zucchero del supermercato, che comunque devo dire ha fatto il suo dovere.
E così in una domenica sera ancora freddina ho sfornato questa torta sofficissima e l'ho imbevuta di sciroppo rendendola (ho resistito agli anglismi fin qui, ora soccombo) super glossy.




Ingredienti

50 gr di semi di papavero
90 ml latte di soia
185 grammi di burro fuso
2 cucchiai  scorzette di arancia
(più un cucchiaino per decorare)
220 gr zucchero bianco
(più un bicchierino per la glassa)
3 uova
220 gr farina autolievitante
120 gr farina
1/2 bicchiere succo d'arancia
(più un bicchiere per la glassa)

Preparazione

Ho preriscaldato il forno intorno a 175°. Ho versato i semi di papavero in una ciotola insieme al latte e li ho lasciati a socializzare una decina di minuti. Non ho ben capito perché dal momento che non crescono e non si ammorbidiscono, ma così suggeriva l'anonimo articolista della ricetta.
Nel frattempo ho unito il burro (previamente riscaldato e sciolto in un pentolino senza farlo friggere) con lo zucchero, le scorzette e le uova, e ho amalgamato il composto finché non è stato cremoso al punto giusto. Ah, mi voglio gasare: ho usato la frusta a mano dato che nella mia dimora attuale non dispongo di frusta elettrica. Non pensavo che fosse VERAMENTE possibile. Solo a quel punto ho aggiunto le farine, e il latte con i semini che nel frattempo avevano trascorso alcuni minuti insieme. Ho mescolato un altro po', questa volta abbandonata la frusta con il mestolo di legno dragando il fondo della terrina per non lasciare farina sul fondo.


Il tutto è stato versato in una teglia a cerniera rotonda, e infornato per circa 55 minuti (che a leggere la ricetta mi sembravano troppi invece ci sono voluti tutti!), durante i quali ho fatto lo sciroppo in un pentolino con un bicchiere di succo e all'incirca uno (eh, sì) di zucchero, da versare sulla torta a cottura ultimata.
Sul cucuzzolo della torta infine ho posizionato le scorzette di agrumi rimaste. Et voilà!




Poi, nel trasferire la torta dal vassoio della teglia a un piatto normale, l'ho spaccata in due. MA questo non c'è bisogno di scriverlo nel blog, no?